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Un anno in giallo (AA. VV.)

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(dal sito Sellerio)

Sellerio continua le fortunate serie “in giallo”. Dalle singole festività (Natale, capodanno, ferragosto, …) siamo passati ai periodi (vacanze, carnevale) per giungere a vari temi (crisi, calcio, turisti e il semplice viaggiare) ed approdare, con questo nuovo libro, ad un anno intero. Come un calendario: un racconto ed un “eroe” (inteso come personaggio principale, al di là delle sue reali caratteristiche) per ogni mese. Del tipo “Trenta dì conta Piazzese, con Stassi, Robecchi e Gimenez-Bartlet, di ventotto c’è Savatteri, tutti gli altri (Camilleri, Agnello Hornby, Malvaldi, Costa, Aykol, Recami e Manzini) ne han 31“. Ecco, vi ho messo gli autori nella vecchia filastrocca. Ma, se vi piacciono le cose in ordine, ecco qui una tabellina riassuntiva:

MeseAutoreTitolo del raccontoProtagonisti Principali
GennaioAndrea CamilleriLa calza della befanaSalvo Montalbano
FebbraioGaetano SavatteriI colpevoli sono mattiSaverio La Manna
MarzoSimonetta Agnello HornbyLe strade sono di tuttiCornelia e Judy
AprileFabio StassiPer tutte le altre destinazioniVince Corso
MaggioMarco MalvaldiVoi, quella notte, voi c'eravateI vecchietti del bar lume
GiugnoAlessandro RobecchiDoppio mistoIl biondo e quello con la cravatta
LuglioGian Mauro CostaIl divo di BallaròAngela Mazzola
AgostoEsmahan AykolMacchie GialleKaty Hirschel
SettembreAlicia Giménez-BartlettQuando viene settembrePedra Delicado
OttobreFrancesco RecamiOttobre in giallo a MilanoIl Luiss della casa di ringhiera
NovembreSanto PiazzeseQuanti dì conta novembre?Lorenzo La Marca e Vittorio Spotorno
DicembreAntonio ManziniL'eremitaRocco Schiavone

Con lo spirito matematico che mi distingue (e a  volte mi perseguita) mi son divertito a raccogliere due numeri: ogni autore ci regala una quarantina di pagine. Savatteri detiene il record di racconto più lungo in questa raccolta, con ben 58 pagine. Camilleri, Stassi e Costa sono invece i più brevi, con “solo” 38 pagine. Gli altri oscillano fra 40 e 48 pagine (per i pignoli: ho contato anche la pagina bianca fra titolo ed inizio del racconto). Se non si hanno particolari problemi di tempo, si dovrebbe riuscire a leggere un racconto al giorno.

Io, sinceramente, ritengo 40 pagine pochine e, secondo me, alcuni racconti hanno “sofferto” della brevità. Nelle altre serie (vedete i link sopra) ogni autore aveva a disposizione (mediamente) 50 pagine. Sono 10 pagine in meno e in 10 pagine ne dici di cose. Ne “La calza della befana” di Camilleri, infatti, mi sembra la fine sia tagliata o arrangiata alla meglio. Rimane sempre un bel racconto, ma sembra quasi che il ritmo si interrompa, faccia una brusca frenata e lì finisca tutto. E’ una mia impressione personale e altri magari trovano tutto normale, ma a me sarebbe piaciuto avere qualche riga in più.

Ovviamente il volume è più spesso delle precedenti serie (circa 180 pagine in più), ma ugualmente tascabile e maneggevole: lo potete portare comodamente in borsa mentre vi recate in spiaggia, o nello zaino mentre fate una escursione. E leggerlo comodamente, nonostante il raddoppio delle storie. Larghezza ed altezza son rimaste uguali, solo la profondità è aumentata. E anche il prezzo, ma di poco (16 Eur invece dei consueti 14): ma se si considera che per “soli” 2 euro in più si hanno il doppio delle storie, ci si può stare. Poi, come sempre, io avrei preferito un prezzo più basso, così da reinvestire quei 2-3 euro risparmiati nel nuovo di Malvaldi (A bocce ferme). Ma riconosco che 16 Euro per 12 racconti sono un prezzo giusto.

Un ultima chicca: alcuni autori (Malvaldi e Manzini, per esempio) avevano iniziato a citarsi a vicenda, a fare piccoli omaggi uno ai personaggi dell’altro, già qualche racconto fa. In questa raccolta, invece, ogni autore cita il successivo. Camilleri manda Montalbano a mangiare nel ristorante dove lavora la fidanzata di La Manna, e vi incontra Saverio. Stassi fa passeggiare Vince Corso fra le strade di Roma, dove incontra un gruppo di quattro simpatici vecchietti che lo salutano con una bestemmia.

Con alcuni autori la cosa ha funzionato bene, con altri è sembrata un po’ una forzatura. La Aykol se la cava facendo citare ad un suo personaggio un ipotetico nuovo libro della Bartlett. Recami usa i nomi dei personaggi di Piazzese per la sua storia (e mette una nota per rimandare ai veri personaggi). Non so se è stata una imposizione dell’editore (tutti o quasi lo hanno fatto: dovrei rileggere il racconto della Hornby, che mi sembra l’unico che non abbia queste citazioni). Secondo me sarebbe meglio una scelta libera perché – mi ripeto – alcune citazioni sono sembrate forzate, messe lì perché richiesto e non per piacere dello scrittore. Niente che guasti la lettura, però in alcuni racconti ti sembra ci sia un leggero inceppamento quando si cita l’autore successivo.

Volete sapere qualcosa dei singoli racconti? Eccovi accontentati. Unica nota: i voti assegnati sono solo una valutazione personale, che deriva da considerazioni personali. Un metodo breve per dirvi quanto mi siano piaciuti ma che non è detto valga anche per voi. Ma d’altronde questo blog è mio ed i voti li do io. Se volete, però, aggiungere le vostre considerazioni sarò felice di pubblicarle fra i commenti.

Siamo a Gennaio, e Montalbano vuol provare un ristorante che gli hanno consigliato. E lì vi trova Saverio La Manna che gli vuol proporre un caso. Montalbano rifiuta infastidito, ma il “caso” telefona a Montalbano che, alla fine, accetta. Si tratta di un gioiello sparito in una situazione delicata, dove la privacy è essenziale. E ovviamente Salvo, con l’aiuto di Fazio, sbroglia la matassa. Come detto sopra, buon racconto ma con finale, a mio avviso, tagliato. Ma si merita comunque un 8 come voto.

In un non troppo freddo febbraio La Manna sta aiutando la proprietaria del ristorante dove lavorava la sua fidanzata a rinfrescare un po’ gli ambienti. Succede un brutto fatto, un bimbo scomparso nelle vicinanze, e tutti si mobilitano per cercare di ritrovarlo. Ma Saverio è un pessimista, sa che via via che passa il tempo le speranze che il caso si risolva in modo positivo si affievoliscono. Viene arrestato uno straccione, ma Saverio non è convinto della sua colpevolezza. E, purtroppo, avrà ragione. Confermo che questo scrittore mi piace sempre più: un bel 9.

Due avvocatesse, nella Londra baciata da un flebile sole a Marzo, stanno aiutando un ragazzo ad uscire da un brutto giro. Il ragazzo, però, è costretto a stare il più lontano possibile dalla madre, perché lei abita in una zona di Londra controllata da una gang che vorrebbe uccidere il ragazzo. La faccenda si complica quando la madre del ragazzo è trovata morta e i componenti della gang testimoniano di aver visto il ragazzo colpirla. Sembra tutto perduto quando finalmente qualcuno trova il coraggio di dire la verità. Novità per me. Mi è piaciuto il racconto, mi è piaciuto meno come è scritto: le varie scene spezzano troppo (per i miei gusti) il ritmo 7 e mezzo, per ora.

In un aprile che regala un clima bizzarro, nel racconto di Stassi, trovo un nuovo affascinante mestiere: il protagonista Vince Corso consiglia libri per risolvere varie questioni. E’, in pratica, un biblioterapista: trova il libro giusto per ogni tuo stato d’animo. Ma questa volta il protagonista dovrà affrontare un mistero nascosto in una dedica di un libro. Chi è il misterioso  personaggio che l’ha scritta? E cosa vuol dire con quelle sibilline parole? Affascinante perché tutto basato sui libri.  Scorrevole nonostante le tante citazioni. Mi ha incuriosito: 8 anche a lui.

Quando si riapre la stagione turistica, nel tiepido Maggio, i vecchietti del Barlume si ritrovano impegnati a discutere di un furto avvenuto in uno dei più famosi ristoranti della zona (per fortuna stavolta non c’è scappato il morto). Ma è Massimo con la sua mente sveglia e calcolatrice a trovare il dettaglio che da la svolta al caso. Malvaldi lo adoro, lo sapete. Mi sembra abbia saputo trovare qualche nuovo spunto. Però stavolta gli concedo “solo” un 9 e mezzo.

Giugno è caldo, e i due protagonisti del racconto di Robecchi devono affrontarlo mantenendo il sangue freddo. Perché hanno un problema, di tipo monetario 🙂 Il bello è che quando la situazione sembra complicarsi tutto si risolve da solo. L’autore, in passato, ci aveva raccontato delle vicende di Carlo Monterossi e del suo aiutante Falcone, una specie di coppia Holmes-Watson. Ma in questo racconto ci presenta due personaggi decisamente all’opposto. O quasi. Metodici come i primi, precisi e puntuali, organizzatori, anche loro si dilettano con lo scoprire cose, ma per fini completamente diversi. Raccontato in uno stile leggermente in contrasto con le vicende (un noir con toni da “ti racconto la mia giornata di lavoro tipica”), merita un 8 e mezzo.

A Palermo, in luglio, fa caldo. Lo sa bene Angela Mazzola, agente di polizia e protagonista del racconto di Gian Mauro Costa. Deve sorbirsi, la ragazza, una troupe cinematografica che si trova in città per registrare alcune scene di un probabile film. Ma si imbatte in un misterioso incidente che – poi – lei stessa ricollega alla scomparsa di una persona. Fra improbabili storie di amore, fuitine, presunte nascite di nuovi divi, Angela sbroglierà la matassa giungendo ad una verità che le lascerà l’amaro in bocca. Anche Costa cambia personaggio: ha lasciato il suo Baiamonte (elettricista-investigatore) per presentarci questa agente di polizia determinata e volenterosa. Anche lui non mi dispiace. Fra i siculi però contino a preferire Camilleri e Savatteri. Ma un 8 se lo merita tutto.

Se a Palermo in luglio fa caldo, figuriamoci ad agosto ad Istanbul. Un’afa soffocante che rischia di far collassare la madre di Katy, la libraia che si diletta a risolvere misteri. Mamma ed amica al seguito, Kathy e la sua amica Pelin le scarrozzano in mezza città finché non decidono di visitare la Moschea Blu (l’ho visitata, bellissima, merita andare a vederla). Senonché si ritrovano, di venerdì, nel bel mezzo della preghiera dei musulmani, con il Presidente che si vuol recare lui stesso a pregare nella stessa moschea. Nella calca che le circonda la madre di Kathy ha un mezzo svenimento. Portata in un luogo appartato scopre un segreto che in molti cercano di mantenere tale. Delicata e al tempo stesso cruda, la Aykol, a raccontare la sua Istanbul, coi turchi ed il loro grande rispetto per gli anziani, con gli unici turisti rimasti, gli arabi, che cercano solo lo shopping e non si accorgono delle bellezze della città. Questo racconto è più una celebrazione di quella città che è ponte su due continenti. Confermo che è un piacere leggere questa autrice e le do 9 come voto.

Settembre porta un velo di tristezza che ben si addice al racconto della Bartlett, con quel suo stile fra il giallo ed il noir, con le riflessioni sulla condizione umana che virano sul cupo (ed in netto contrasto con l’allegro ma anche cinico aiutante Fermin). Il mistero che deve svelare la riporta all’età della scuola e porta alla luce una vicenda dolorosa. Qualcosa non quadra col ragazzo trovato morto: adottato da una buona famiglia cattolica, trovato accoltellato in un parco, sembra, mentre cerca una dose di droga. Ma la verità è molto più cruda e lascia in bocca un sapore di marcio che ci vuol tempo per mandarlo via. Lo stile della Bartlett è settembrino, lo è da sempre. Mi piace. E mi è piaciuto questo racconto. Stavolta il 10 se lo prende lei.

La casa di ringhiera, ad ottobre, sembra un po’ vuota ed il Luis, con le sue paranoie, rischia di combinarne una grossa. Devo dire che quando di mezzo c’è il Luis i racconti di Recami prendono un ritmo più intenso rispetto a quando protagonisti sono gli altri personaggi. E, almeno in questo caso, assumono anche un pizzico di surrealismo. Di per sé la storia è breve: al Luis succede un fattaccio e per cercare di sbrogliarsela gliene capitano di tutti i colori. Quando, però, pensa che tutto sia finito ecco la svolta, e tutto torna come prima. Non sono mai stato un grande amante di questi racconti, ma – vuoi per lo stile vuoi per alcuni aspetti comici della vicenda – mi sento di dare un 7 e mezzo all’autore.

Quanti dì conta novembre, si chiede Piazzese? Per La Marca e Spotorno quel fine settimana novembrino sembrava semplicemente un piccolo periodo di fatica fisica da passare insieme ad amici: la raccolta delle olive aveva bisogno delle loro braccia, le quali sarebbero state ricompensate con affetto, amicizia, buoni piatti e, chissà, un po’ di oro verde. Ma l’imprevisto ci mette lo zampino, sotto forma di persona trovata morta nei pressi dei campi dove operano. E nel rispetto del giallo più puro la soluzione arriverà da un piccolo dettaglio, una manciata di olive. Avevo già incontrato Piazzese in altri due libri della serie in giallo, ma lo ricordavo poco. Mi piace come tratteggia i personaggi. 8 e mezzo.

E infine dicembre, con Manzini che assicura al suo Schiavone un omicidio e un po’ di febbre. Tanto che il vicequestore conduce tutta l’indagine da casa, semisdraiato fra letto e divano, con la temperatura appena sopra i 37 e con l’intenzione di non schiodarsi da lì. Quello che può sembrare un incidente (una stufa che riempie di fumo una piccola casaetta) per Rocco è il teatro di un crimine più violento, che ha radici nel passato. E proprio nel passato deve indagare per risolvere il dilemma del presente. Anche Manzini ormai è una sicurezza (tant’è che a breve inizierò a leggere Pulvis et umbra, appena avrò finito di gustarmi l’A bocce ferme di Malvaldi). Mi piace lo stile e la capacità di inanellare una storia precisa, coerente, logica. Un bel 9 e mezzo.

Ed eccoci qua: dopo aver passato un anno in dodici racconti, penso che ora andrò a godermi l’eclissi di luna e poi di corsa a nanna, che son stati giorni intensi quelli appena passati.

Buonanotte e buona lettura.


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